domenica 10 luglio 2011

Maurizio


Ogni volta che lei lo vede sorride. Ogni sua parola fa brillare gli occhi di lei. La sua voce è musica per le sue orecchie. Abbarcciarlo e stringerlo al  cuore la fa sentire felice. Lui rimane impassibile, i suoi occhi fissi nel vuoto. Ma a lei basta così. Lui è il  peluche sonoro Maurizio, lei mia figlia Tatina. 
Dovete sapere che da quando Tatina è nata io e il Bepi abbiamo dato i nomi più strani ai suoi pupazzi, tanto per far ridere tutta la famiglia.Tanto, credibilità non ne abbiamo mai avuta, più di così non possiamo rovinare la nostra reputazione. Comuqnue, all'inizio abbiamo avuto la giraffa Genoveffa e  l'orso Valerio, e fin qui ok, ma col tempo ci siamo fatti prendere un pò la mano:le apine sul letto rispondono ai nomi di Rossano, Verdiano e Giannutri; il carillon sul passeggino si chiamo Odoacre, i tre pupazzetti in mongolfiera collocati sul fasciatoio hanno l'altisonante nome di Astianatte, Antinoo e Nausicaa. (Siamo acculturati,che ce volete fa...) Insomma, avete capito l'andazzo.Si è creata perciò una certa aspettativa ogni qual volta  tatina riceve un regalo, perchè tutti ormai si chiedono cosa cavolo partoriranno le nostre menti bacate per il nuovo giocattolo.
(mia madre si chiede pure dove ha sbagliato con me,ma questa è un'latra storia...).
Maurizio ha invece una storia del tutto diversa. Regalo di una cara amica, era statao parcheggiato nel ripostiglio in attesa che Tatina avesse la giusta età per apprezzarlo, fino a quando, un piovoso pomerigggio di noia, mando il nonno a prendere questo giocattolo nuovo di zecca per intrattenere una vispissima Tatina. Dopo neanche trenta secondi torna su,bianco come un cadavere e per di più senzapeluche. A mala pena riesce a parlare. Ma la dinamica, alla fine,è questa.
Mio padre ha fretta di tornare dalla nipotina e vederla giocare,perciò entra in cantina senza neanche accendere la luce, tanto in dieci secondi sarebbe uscito, giusto il tempo di afferrare la busta del gioco... ma nel buoio due occhi rossi lampeggiano e una voce lontana invoca "Maurizioooo... ". Non essendo proprio un cuor di leone, corre da noi come se corresse per l'ultima volta in vita sua e in meno di un minuto è a casa raccontarci l'accaduto. All'inizio indugiamo, un pò ci viene da ridere unpòsiamo curiosi, ma nessuno vuole scendere. Io, coraggiosa come sono, mando Bepi a supervisionare il luogo del delitto. In capo a due minuti e in casa (due minuti lungissimi,lo immaginavo già rapito dagli alieni...).
E ride.

Per farla breve. Dalla ricostruzione dei fatti emerge la seguente scena. Il cane giocattolo, uscito chissà come dalla busta, si deve essere portato nella traiettoia del passo non troppo felpato di mio padre ,il quale, pestandolo col suo dolce peso, l' ha messoin funzione. I due occhi spiritati altro non erano che gli occhioni  cuccioloni di questo gioco parlante; anche voce dell'oltretomba appartiene allo sfortunato peluche, probabilmente risultava ovattata  per via del cellophane tutto intorno.
Su una unica questione c'è dell'incertezza: 'sto cacchio de cane dice di tutto ma non Maurizio. Ti voglio bene, abbracciami, sei uno spasso,mano, piede e pancino....ma non Maurizio!( Per dovere di cronaca devo dire che mio padre,pur essendo un nonno giovane,non ha un udito infallibile. n.d.r.) 
Da li a sceglierlo come nome il passo è breve.
Ma siamo normali? Ditemi di si, vi prego. In ogni caso la nostra follia ha origini genetiche, come potete vedere. Non c'è psicoterapia che tenga...

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